NUTRIZIONE
Trattasi
di un fisiologico processo di introduzione di sostanze
alimentari nell’apparato digerente destinate a fornire i
materiali di ricostruzione e le fonti di energia necessari al
normale funzionamento dell’organismo umano.
La mancanza di alimentazione provoca la fame e la sete.
Una normale alimentazione è solo la prima fase della
nutrizione; infatti, perché l’organismo possa utilizzare i
singoli componenti, i cibi dovranno andare incontro, dopo
l’ingestione, ad una serie di manipolazioni , che dalla
digestione giungono, attraverso l’assorbimento,
all’utilizzazione dei principi nutritivi e calorici per
terminare con l’eliminazione dei prodotti di rifiuto.
Per soddisfare le richieste nutritive che l’organismo
umano presenta giornalmente, è necessaria una metodica e
razionale introduzione di cibi da cui poi l’organismo possa
trarre i principi di cui abbisogna.
Teoricamente si dovrebbe mangiare quando si sveglia
l’appetito che è provocato sì dalla secrezione di succhi
gastrici, ma anche dall’atto alimentare stesso o, meglio, da
tutte le azioni meccaniche che si esplicano mangiando; dal
processo psichico, che si svolge alla vista, al pensiero del
cibo e alla masticazione.
La perdita dell’appetito può essere causata, oltre
che da diversi stati morbosi propriamente detti, anche da
stanchezza generale, mentale e fisica; si ovvia
all’inconveniente con un breve riposo prima del pasto, in cui
sarà consentito il normale svolgersi del processo di secrezione
ghiandolare e una nuova concentrazione di sangue negli organi
digestivi.
Le più importanti norme igieniche della nutrizione
sono le seguenti: masticare regolarmente il cibo, onde evitare
l’introduzione nello stomaco di masse troppo grosse che
provochino un eccesso di lavoro e un inutile sforzo di
secrezione dei succhi gastrici; mantenere sempre la bocca in
buone condizioni igieniche; evitare le diete a base di cibi
troppo cotti ed elaborati; inghiottire poco per volta; non
mangiare contro voglia immediatamente dopo uno sfibrante lavoro;
non magiare troppo; bere preferibilmente alla fine dei pasti.
Ma il rendimento della “macchina
uomo” non dipende esclusivamente da ciò che si
ingerisce, ma altrettanto dal momento scelto per il
rifornimento.
Guardiamo il programma alimentare dell’uomo medio:
egli si alza alla mattina ed ha fame; lo stomaco dopo otto ore
di sonno, è vuoto, l’aumento del tono muscolare al momento
del risveglio richiede un apporto di energia. Egli nella maggior
parte dei casi ingerisce una frugale colazione, per recarsi,
poi, al suo quotidiano lavoro. Lo stimolo energetico di questa
limitatissima alimentazione è però di breve durata, cosicché,
ancora lontano dal pranzo, l’individuo è privo di quell’energia
necessaria al rendimento lavorativo.
Quando giungerà l’ora del pranzo, lo stomaco,
ormai completamente vuoto, stimolerà un forte senso di fame che
porterà l’individuo a consumare un pasto troppo abbondante,
con l’unico risultato di imporre al proprio organismo una
digestione troppo faticosa che, oltre ad impedire o difficoltare
il ritorno al lavoro nelle ore pomeridiane, sarà causa di quel
senso di stanchezza e di sonno postprandiali; il lungo
intervallo che va dal pranzo alla cena nella maggior parte dei
casi, dopo il pasto di mezzogiorno eccessivamente pesante non
potrà essere colmato da altre assunzioni di cibi; solo alla
sera l’individuo sentirà nuovamente lo stimolo della fame e
si accingerà ad un nuovo pasto che, ai fini delle richieste
energetico-fisiologiche, sarà di limitata validità, in quanto,
nelle ore seguenti, il riposo notturno farà notevolmente
diminuire le richieste energetiche dell’organismo.
Conseguenza immediata di queste cattive abitudini
alimentari è che si viene a rompere l’equilibrio tra apporto
calorico alimentare e consumi energetici portando l’organismo
ad accumulare le calorie non utilizzate sotto forma di grassi di
deposito e quindi di aumento di peso. Quest’equilibrio a volte
è alterato non solo da un apporto eccessivo di energia ma da
malattie che coinvolgono organi deputati al mantenimento del
metabolismo (malattie tiroidee, surrenaliche, ipofisarie). In
altre situazioni l’esagerato apporto alimentare sarebbe
talvolta legato a disarmonie del carattere, esprimendo talora un
tentativo di compenso psicologico in soggetti affetti da
psiconevrosi con complesso di inferiorità.
A questo punto sorge il problema: come determinare il
numero di calorie necessarie per un dato individuo, per poter
poi prescrivere una dieta ridotta rispetto a questo fabbisogno
energetico?
In linea di massima si considera che il fabbisogno
medio sia di 30 calorie per ogni Kg del peso corporeo ideale. Se
per esempio si abbia un individuo obeso di sesso maschile alto
170 cm
che pesa Kg 100, questo dunque è il suo peso reale, ma il suo
peso ideale, cioè il peso di un individuo normale dello stesso
sesso, della stessa altezza ed età vari attorno ai
70 Kg
; pertanto dovendo essere
70 Kg
il suo peso ideale, il suo fabbisogno calorico sarà di 70x30 =
2100 calorie (si considera un individuo che svolga attività
prevalentemente sedentaria). Avendo stabilito il suo fabbisogno
calorico dovremo prescrivere una dieta a questo inferiore e cioè
una dieta variabile tra le 1200 e le 1500 calorie.
Stabilito il numero complessivo di calorie, la qualità
degli alimenti potrà essere opportunamente variata, tenendo
presente però che per mitigare il senso di fame che
inevitabilmente insorgerà si dovrà comprendervi dei cibi molto
voluminosi a basso contenuto calorico, capaci cioè di dare un
senso di pienezza e di apparente soddisfazione. All’opposto
dovranno evitarsi quei cibi che, in scarso volume, hanno un
elevato contenuto calorico (i dolci, gli insaccati e i grassi di
qualsiasi tipo).
Una sana distribuzione dell’orario dei pasti dovrà,
invece, essere compatibilmente regolata con il tipo di lavoro
che ogni persona esplica; si dovrà tenere conto sempre che le
massime richieste energetiche dell’organismo si avverano
durante le ore lavorative; quindi prima di affrontarle, una
congrua, mai eccessiva, alimentazione dovrà costituire quei
depositi di energia, cui l’organismo possa attingere durante
il periodo lavorativo. Il riposo notturno, già di per sé
rimetabolizzante, dovrà essere preceduto da limitate assunzioni
di cibo, anche quando queste lo precedano di qualche ora.
Se, in generale, il problema sembra facilmente
risolvibile, nei singoli casi particolari si richiederà impegno
da parte del medico e del malato per superare le numerose
difficoltà che si frappongono all’attuazione di una dieta
efficace.
ALIMENTI
Gli
alimenti hanno una doppia funzione: plastica, in quanto
favoriscono l’accrescimento corporeo e rinnovano le strutture
organiche alterate o distrutte; dinamica, in quanto contengono
energia chimica allo stato potenziale la quale, dopo
l’assorbimento intestinale, viene trasformata in energia
termica che mantiene il corpo alla temperatura costante di 36°-37°
C, meccanica, necessaria per la contrazione muscolare e tutte le
funzioni organiche.
A seconda della loro composizione gli alimenti si
distinguono in composti, quando si presentano allo stato
complesso (carne, uova, pesce, latte, che sono di origine
animale; frutta, verdure, pane, pasta che sono di origine
vegetale) e semplici, se costituiti da sostanze chimiche
fondamentali (protidi, lipidi, glucidi e vitamine che sono
alimenti organici, acqua e sali minerali che sono alimenti
inorganici).
Nonostante la natura inorganica dell’acqua e dei sali
minerali e quindi la loro incapacità a produrre direttamente
energia, queste sostanze sono assolutamente indispensabili poiché
concorrono a mantenere i liquidi organici ad un pH ottimale per
un normale svolgimento delle funzioni organiche.
Paragoniamo
l’organismo umano ad un’automobile
Per la carrozzeria (ossa e muscoli) sono necessarie
le proteine
Le
proteine rappresentano una pietra basilare della alimentazione
nella cui composizione entra a far parte l’azoto e che
risultano da un aggregato di vari aminoacidi (arginina, lisina,
cistina, triptofano, ecc.); queste sostanze hanno
contemporaneamente funzione plastica (in quanto entrano a far
parte delle cellule) e funzione energetica (in quanto
produttrici di energia). A seconda della loro origine si
distinguono in proteine vegetali (contenute nella frutta, nella
verdura, nel pane, nella pasta ecc..) e proteine animali
(contenute nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte, ecc..)
che sono le più importanti ai fini dell’alimentazione in
quanto contengono un notevole numero di aminoacidi; un tipo
particolare di proteine è rappresentato dalle nucleoproteine,
costituite dall’associazione di una proteina semplice ed un
acido nucleico, la cui utilizzazione nell’organismo dà come
prodotto terminale l’acido urico il cui eccessivo aumento nel
sangue è responsabile della sintomatologia della gotta. La
completa utilizzazione di
1 g
. di proteine fornisce all’organismo 4,1 calorie. La quota
minima giornaliera di sostanze proteiche necessarie al
mantenimento di tutte le funzioni vitali non deve essere
inferiore a 0,7-
1,0 g
per Kg di peso corporeo pari a circa 250-370 calorie.
Per il carburante sono necessari gli alimenti
che apportano energia: glucidi e lipidi
I glucidi o idrati di carbonio forniscono lo stesso
valore calorico delle proteine (4,1 calorie per grammo); sono
largamente diffusi in natura entrando nella composizione dei
numerosi alimenti quali pane, paste alimentari, patate, riso,
frutta ecc..; inoltre, pur fornendo la stessa quota energetica
delle proteine, sono rappresentati nella dieta in maggiore
quantità di queste ultime a causa essenzialmente del loro basso
costo.
I
grassi o lipidi sono costituiti da un gran numero di sostanze
organiche molto dissimili chimicamente tra loro, aventi però la
comune proprietà di essere solubili in speciali solventi
(benzolo, etere, acetone) e classificabili in due grandi gruppi;
grassi neutri e lipoidi. Chimicamente i primi risultano dei
trigliceridi, cioè sono costituiti dall’unione di una
molecola di glicerina con tre molecole di acidi grassi; i
lipoidi (cere, fosfatidi, cerebrosidi, steroli) si scindono
idrolicamente in acidi grassi superiori e basi azotate. Il
significato funzionale delle due classi è diverso giacchè i
primi sono essenzialmente materiali energetici, cioè produttori
di energia e di riserva (tessuto adiposo), i secondi esplicano
una funzione plastica entrando a far parte della struttura di
ogni cellula. Il valore calorico scaturito dalla combustione di
1 g
. di grassi neutri è pari a 9,3 calorie, cioè più del doppio
di quanto si ottiene dalla combustione di
1 g
di proteine e di idrati di carbonio. La quota minima
indispensabile di lipidi da assumere giornalmente con
l’alimentazione è piuttosto bassa; questo perché
l’organismo è in grado di sintetizzarli autonomamente
partendo dagli zuccheri e dalle stesse proteine attraverso
speciali trasformazioni chimiche. E’ chiaro però che ciò non
deve portare all’eliminazione dei grassi nella dieta, giacchè
essi forniscono sapore gradevole alle vivande e soprattutto in
essi sono contenute diverse vitamine (A,D,K,F); c’è inoltre
da considerare lo spiccato potere calorico da essi posseduto che
permette di ridurre la massa totale dell’alimento. Potremo
concludere fissando in 70-
90 g
il giusto apporto giornaliero di grassi. Una dieta
eccessivamente ricca di grassi può provocare, se protratta nel
tempo, disturbi gastrici, talvolta gravi e irreversibili
(ulcera, steatosi epatica, arteriosclerosi ecc..).
La candela è rappresentata dalle vitamine
e
dai sali minerali
Le vitamine continuano ad esercitare un grande potere
di suggestione perché, come certi farmaci, hanno curato intere
generazioni, ed ora è difficile non poter credere che una
qualche vitamina non possa guarire una malattia, ritardare la
vecchiaia, dare la carica psico-fisica deside-rata, e così via.
L'ansia della malattia, il desiderio di benessere,
hanno sempre conferito poteri taumaturgici a qualche particolare
alimento o farmaco, o a qualche dieta speciale: il cavolo (per i
Romani), ora il peperoncino, l'aglio, la dieta x, ecc...
Purtroppo una vitamina cura solo la malattia causata
dalla carenza di questa vitamina, e niente altro.
Quindi la vitamina agisce solo se c'è carenza della
vitamina stessa. Se non c'è carenza, l'apporto di vitamina
risulta inutile o dannoso.
Un altro pregiudizio riguarda le vitamine naturali e le
sintetiche.
Le vitamine naturali sono quelle che si trovano negli
alimenti, ed ora sono reclamizzate come più efficaci di quelle
prodotte dall'industria (le vitamine sintetiche). Il fatto è
che l'organismo non riesce a distin-guere una vitamina prodotta
in laboratorio da una naturale. Questa distinzione è, quindi,
priva di senso. Un'alimentazione varia, una dieta bilanciata,
cioè, che comprenda tutti i gruppi di alimenti descritti
all'inizio, tornisce la quantità necessaria di vitamine
richiesta dall'organismo.
In determinate situazioni si può manifestare qualche
problema d'insufficienza vitaminica.
I sali minerali rappresentano circa il 5% del peso
corporeo e sono costituiti in prevalenza, da composti di
fosforo, calcio, sodio e potassio, di cui la massima parte è
localizzata nello scheletro sotto forma di fosfato e carbonato
di calcio.
L’individuo adulto necessita giornalmente di
5 g
. di sodio,
1 g
. di fosforo,
4 g
. di cloro,
1 g
. di calcio,
1,5 g
. di potassio e, inoltre di qualche milligrammo di magnesio,
fluoro, ferro, zinco, jodio ecc..
Occorre inoltre tenere presente il notevole apporto
calorico dell’alcool il quale, ingerito sia sotto forma di
vino che di superalcoolici, non potendo essere immagazzinato,
viene bruciato nell’organismo producendo 7,1 calorie per
grammo, dando come residuo acqua e anidride carbonica
Tutti questi elementi, dunque, possono entrare a far
parte dell’alimentazione partecipandovi in varia misura, purché
rimanga costante la quota calorica minima giornaliera che varia
da individuo ad individuo ed anche nello stesso soggetto, a
seconda della sua attività lavorativa.
A
seconda dei vari stati costituzionali e delle varie situazioni
patologiche per ogni soggetto è necessaria una particolare
dieta che tenga conto delle esigenze nutritive del momento; così
per esempio un individuo convalescente e dimagrito dovrà
ricorrere ad una dieta ricca di carboidrati presenti in
abbondanza nei cereali, farinacei, nelle patate, nelle
confetture e nei dolci vari; essa poi dovrà essere integrata da
un’opportuna quantità di proteine (pesce, carne, uova legumi
secchi) le quali hanno contemporaneamente proprietà plastiche
ed energetiche. Il contrario dovrà osservare l’obeso per non
accrescere i suoi già notevoli depositi di grasso e il
diabetico che, a causa della diminuita produzione di insulina da
parte del pancreas, non è in grado di metabolizzare gli
zuccheri, trasformandoli in materiale di riserva.
Dispendio
energetico in varie attività
Attività
|
Kcal/min
|
Attività
|
Kcal/min
|
Riposo
a letto
|
1,08
|
Lavoro
in miniera
|
|
Seduto
|
1,39
|
Lavoro
col piccone
|
6,9
|
In
piedi
|
1,75
|
Spalare
|
6,5
|
Camminando
a
4,9 Km/h
|
3,7
|
Puntellare
|
5,6
|
Camminando
con un peso di
10 Kg
|
4,0
|
Servizio
militare
|
|
Lavoro
di ufficio sedentario
|
1,8
|
Pulizia
armi
|
2,7
|
Lavoro
domestico
|
|
Esercitazioni
|
3,7
|
Cucinare
|
2,1
|
Marcia
|
5,1
|
Pulizie
leggere
|
3,1
|
Percorso
di guerra
|
5,8
|
Pulizie
pesanti
|
4,3
|
Pattugliamento
|
4,0
|
Industria
leggera
|
|
Attività
ricreative
|
|
Tipografo
|
2,3
|
Biliardo
|
2,5
|
Sarto
|
2,9
|
Bocce
|
2,5
|
Calzolaio
|
3,0
|
Golf
|
2,5
|
Meccanico-garagista
|
4,1
|
Vela
|
2,5
|
Carpentiere
|
4,0
|
Canoa
|
2,5-5
|
Elettricista
|
3,6
|
Danza
|
2,5-5
|
Macchine
utensili
|
3,6
|
Ippica
|
2,5-5
|
Industria
chimica
|
4,0
|
Nuoto
|
2,5-5
|
Lavoro
di laboratorio
|
2,3
|
Tennis
|
2,5-5
|
Lavori
agricoli
|
|
Calcio
|
7,5
|
Tagliare
erba con falcetto
|
4,5
|
Atletica
|
7,5
|
Cura
dei cespugli
|
6,2
|
Voga
|
7,5
|
Vangare
|
5,5-15,2
|
Industria
edile
|
|
Taglialegna
|
8,4
|
Manovale
|
6,0
|
Trasporto
carichi da
20 a
35 Kg
.
|
3,2-5,6
|
Muratore
|
3,8
|
Guidare
il trattore
|
2,4
|
Falegname
|
3,7
|
Lavorare
col forcone
|
7,8
|
Pittore
|
3,2
|
Alimentare
animali
|
4,1
|
Addetto
ai trasporti
|
|
Riparare
recinti
|
5,7
|
Camionista
|
1,6
|
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