Analisi per l'artrosi . Esami specifici per diagnosticare l'artrosi . Diagnosi precoce con esami per l'artrosi .
Diagnosi , sintomi e prognosi dell'artrosi . Diagnosi e terapia farmacologica e naturale dell'artrosi.
 COME SI MANIFESTA L'artrosi e quali esami ( analisi o radiografie ) effettuare .
Diagnosi precoce dell'artrosi

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           L'artrosi :  Indipendentemente dalla localizzazione, la malattia artrosica si presenta con manifestazioni cliniche relativamente costanti. I sintomi sono essenzialmente rappresentati dal dolore e dalla rigidità articolare dopo immobilizzazione. Obiettivamente l’artrosi si manifesta con limitazione dei movimenti articolari, deformazione articolare  ed eventualmente altri segni come scrosci e crepitii udibili alla mobilizzazione dell’articolazione.
Nelle fasi iniziali il dolore è in genere di lieve entità ed incostante in quanto si comporta come dolore di tipo meccanico cioè chiaramente in rapporto con l’utilizzo della articolazione interessata. Inizialmente il dolore può insorgere soltanto in occasione di sforzi intensi e/o prolungati. Con il tempo diventa sempre meno importante il carico imposto necessario a risvegliare la sintomatologia dolorosa e, nelle fasi avanzate, il dolore può diventare subcontinuo o continuo e persistere anche nelle ore di riposo o alla notte. È importante ricordare che i fenomeni dolorosi nell’artrosi sono spesso conseguenti a contratture muscolari riflesse oppure a compressioni di radici nervose che risultano coinvolte per contiguità rispetto alla articolazione interessata. In generale il sintomo dolore è, come in molte malattie reumatiche, fortemente influenzato da altri fattori di ordine affettivo psicologico
oltre che da altre situazioni di tipo climatico ambientale. 
Dopo il riposo notturno o dopo immobilizzazione per un determinato periodo di tempo l’articolazione interessata dimostra una certa incapacità a riprendere la consueta mobilità. Questa rigidità si risolve in genere dopo pochi minuti di esercizio, dopo cioè che l’articolazione si sia “scaldata”. Nella artrosi questa rigidità è in genere di durata inferiore rispetto alla malattia reumatiche a spiccata impronta infiammatoria come l’artrite reumatoide. 
Il processo artrosico può conferire alla articolazione interessata un aspetto grossolano prevalentemente in conseguenza a processi estruenti dei capi ossei. La reazione ossea può produrre degli appuntimenti duri (osteofiti) apprezzabili nelle articolazioni più superficiali come nodosità. All’aspetto grossolano dei capi scheletrici possono aggiungersi disassamenti dei segmenti scheletrici.  In genere la deformazione e la perdita di congruenza dei capi ossei determina una riduzione della escursione articolare. Tale limitazione è inizialmente in rapporto ad un meccanismo antalgico di contrattura muscolare e solo nelle fasi avanzate è legata alla deformazione ossea. Tipicamente la limitazione inizialmente colpisce pochi movimenti, per esempio nella artrosi dell’anca l’estensione e la rotazione del femore, ma poi con la progressione della malattia il quadro evolve e si può giungere al blocco completo (anchilosi)
La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica basata cioè sulla visita della persona con  la raccolta delle caratteristiche dei sintomi e con il dato obiettivo. Spesso il quadro è suffragato da dati di laboratorio e radiologici. Si può classificare l’artrosi in relazione alla possibile causa prevalente. Si distinguono così tre gruppi fondamentali: l’artrosi primaria, la artrosi dismetabolica e l’artrosi secondaria.
Nella artrosi primaria  non è possibile identificare un meccanismo eziopatogenetico specifico. Queste forme sono espressione di un difetto intrinseco della cartilagine articolare. Questo difetto costituzionale è geneticamente condizionato. Un esempio è dato dalla artrosi nodulare delle mani che interessa prevalentemente le donne all’età della menopausa. Spesso si riconosce in questo caso una aggregazione familiare. Nell’ambito delle artrosi primarie si distinguono inoltre, in rapporto alla localizzazione,  le forme generalizzate e quelle localizzate.
Nelle forme dismetaboliche il difetto che determina la degenerazione della cartilagine articolare è noto. Rientrano in questa categoria le artrosi conseguenti all’accumulo di microcristalli di acido urico o di pirofosfato di calcio. Anche il diabete e l’acromegalia possono condizionare la integrità della cartilagine articolare
e quindi favorire lo sviluppo di una forma artrosica.
Nelle artrosi secondarie è chiaro il rapporto di dipendenza con condizioni o stati morbosi che hanno favorito la degenerazione articolare. In questo gruppo si riconoscono forme secondarie a sovraccarico articolare dovute a displasie articolari, sublussazioni, instabilità articolare, iperattività professionale o sportiva. Esistono forme secondarie a traumi, fratture, lussazioni recidivanti. La malattia artrosica inoltre può essere conseguente a danni articolari indotti da processi infiammatori (artriti) o malattie dei capi ossei (ostoenecrosi, osteocondrite).
La conferma diagnostica della malattia poggia sulla indagine radiologica tradizionale che rivela i segni classici dell’affezione rappresentati da riduzione non uniforme della interline articolare, sclerosi dell’osso subcondrale con possibili aree di riassorbimento (geodi o cavità pesudocistiche), osteofitosi. Esiste una dissociazione clinico radiologica: a minime manifestazioni cliniche possono far riscontro marcate alterazioni radiografiche, specie a livello della colonna vertebrale. D’altra parte può accadere che sintomi rilevanti si associno a modeste alterazioni radiografiche. In questo caso è verosimile che l’origine dei sintomi sia attribuibile a sofferenza di  strutture non radio-opache come tendini, muscoli, nervi. Altre indagini utilizzate in alcuni casi a scopo diagnostico sono la tomografia assiale computerizzata (TAC) utile per la valutazione dell’integrità di strutture accessorie, per la diagnosi di protrusioni o erniazioni discali alla colonna. L’artroscopia è una tecnica invasiva che permette la visione diretta delle alterazioni macroscopiche della cartilagine ne consente una precisa stadiazione. Il suo vantaggio è quello di essere anche operativa con possibilità di rimozione di corpi mobili , “debridement” articolare ed altro.
I comuni esami di laboratorio sono tipicamente nella norma. La possibile elevazione degli indici di flogosi è aspecifica ed indica l’esistenza di un processo infiammatorio in rapporto ad alcune fasi di malattia. Al momento non esiste nella pratica clinica la disponibilità di un marker biochimico di malattia dotato di sufficiente sensibilità e specificità per la diagnosi ed il monitoraggio della malattia.
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