Analisi
per l'artrosi . Esami specifici per diagnosticare l'artrosi . Diagnosi precoce
con esami per l'artrosi .
Diagnosi , sintomi e prognosi dell'artrosi . Diagnosi
e terapia farmacologica e naturale dell'artrosi.
COME
SI MANIFESTA L'artrosi e quali esami ( analisi o radiografie ) effettuare .
Diagnosi precoce dell'artrosi
La magnetoterapia ad alta frequenza è una validissima terapia naturale
per la prevenzione e il trattamento dell'artrosi in tutte la varie
dislocazioni : cervicale,lombare,dorsale, ginocchio, spalla, anca , mani ,
ecc..
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L'artrosi : Indipendentemente dalla localizzazione, la malattia
artrosica si presenta con manifestazioni cliniche relativamente costanti. I
sintomi sono essenzialmente rappresentati dal dolore e dalla rigidità
articolare dopo immobilizzazione. Obiettivamente l’artrosi si manifesta con
limitazione dei movimenti articolari, deformazione articolare ed
eventualmente altri segni come scrosci e crepitii udibili alla
mobilizzazione dell’articolazione.
Nelle fasi iniziali il dolore è in genere di lieve entità ed incostante in
quanto si comporta come dolore di tipo meccanico cioè chiaramente in
rapporto con l’utilizzo della articolazione interessata. Inizialmente il
dolore può insorgere soltanto in occasione di sforzi intensi e/o prolungati.
Con il tempo diventa sempre meno importante il carico imposto necessario a
risvegliare la sintomatologia dolorosa e, nelle fasi avanzate, il dolore può
diventare subcontinuo o continuo e persistere anche nelle ore di riposo o
alla notte. È importante ricordare che i fenomeni dolorosi nell’artrosi sono
spesso conseguenti a contratture muscolari riflesse oppure a compressioni di
radici nervose che risultano coinvolte per contiguità rispetto alla
articolazione interessata. In generale il sintomo dolore è, come in molte
malattie reumatiche, fortemente influenzato da altri fattori di ordine
affettivo psicologico
oltre che da altre situazioni di tipo climatico
ambientale.
Dopo il riposo notturno o dopo immobilizzazione per un determinato periodo
di tempo l’articolazione interessata dimostra una certa incapacità a
riprendere la consueta mobilità. Questa rigidità si risolve in genere dopo
pochi minuti di esercizio, dopo cioè che l’articolazione si sia “scaldata”.
Nella artrosi questa rigidità è in genere di durata inferiore rispetto alla
malattia reumatiche a spiccata impronta infiammatoria come l’artrite
reumatoide.
Il processo artrosico può conferire alla articolazione interessata un
aspetto grossolano prevalentemente in conseguenza a processi estruenti dei
capi ossei. La reazione ossea può produrre degli appuntimenti duri
(osteofiti) apprezzabili nelle articolazioni più superficiali come nodosità.
All’aspetto grossolano dei capi scheletrici possono aggiungersi disassamenti
dei segmenti scheletrici. In genere la deformazione e la perdita di
congruenza dei capi ossei determina una riduzione della escursione
articolare. Tale limitazione è inizialmente in rapporto ad un meccanismo
antalgico di contrattura muscolare e solo nelle fasi avanzate è legata alla
deformazione ossea. Tipicamente la limitazione inizialmente colpisce pochi
movimenti, per esempio nella artrosi dell’anca l’estensione e la rotazione
del femore, ma poi con la progressione della malattia il quadro evolve e si
può giungere al blocco completo (anchilosi)
La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica basata cioè sulla visita
della persona con la raccolta delle caratteristiche dei sintomi e con il
dato obiettivo. Spesso il quadro è suffragato da dati di laboratorio e
radiologici. Si può classificare l’artrosi in relazione alla possibile causa
prevalente. Si distinguono così tre gruppi fondamentali: l’artrosi primaria,
la artrosi dismetabolica e l’artrosi secondaria.
Nella artrosi primaria non è possibile identificare un meccanismo
eziopatogenetico specifico. Queste forme sono espressione di un difetto
intrinseco della cartilagine articolare. Questo difetto costituzionale è
geneticamente condizionato. Un esempio è dato dalla artrosi nodulare delle
mani che interessa prevalentemente le donne all’età della menopausa. Spesso
si riconosce in questo caso una aggregazione familiare. Nell’ambito delle
artrosi primarie si distinguono inoltre, in rapporto alla localizzazione,
le forme generalizzate e quelle localizzate.
Nelle forme dismetaboliche il difetto che determina la degenerazione della
cartilagine articolare è noto. Rientrano in questa categoria le artrosi
conseguenti all’accumulo di microcristalli di acido urico o di pirofosfato
di calcio. Anche il diabete e l’acromegalia possono condizionare la
integrità della cartilagine articolare
e quindi favorire lo sviluppo di una
forma artrosica.
Nelle artrosi secondarie è chiaro il rapporto di dipendenza con condizioni o
stati morbosi che hanno favorito la degenerazione articolare. In questo
gruppo si riconoscono forme secondarie a sovraccarico articolare dovute a
displasie articolari, sublussazioni, instabilità articolare, iperattività
professionale o sportiva. Esistono forme secondarie a traumi, fratture,
lussazioni recidivanti. La malattia artrosica inoltre può essere conseguente
a danni articolari indotti da processi infiammatori (artriti) o malattie dei
capi ossei (ostoenecrosi, osteocondrite).
La conferma diagnostica della malattia poggia sulla indagine radiologica
tradizionale che rivela i segni classici dell’affezione rappresentati da
riduzione non uniforme della interline articolare, sclerosi dell’osso
subcondrale con possibili aree di riassorbimento (geodi o cavità
pesudocistiche), osteofitosi. Esiste una dissociazione clinico radiologica:
a minime manifestazioni cliniche possono far riscontro marcate alterazioni
radiografiche, specie a livello della colonna vertebrale. D’altra parte può
accadere che sintomi rilevanti si associno a modeste alterazioni
radiografiche. In questo caso è verosimile che l’origine dei sintomi sia
attribuibile a sofferenza di strutture non radio-opache come tendini,
muscoli, nervi. Altre indagini utilizzate in alcuni casi a scopo diagnostico
sono la tomografia assiale computerizzata (TAC) utile per la valutazione
dell’integrità di strutture accessorie, per la diagnosi di protrusioni o
erniazioni discali alla colonna. L’artroscopia è una tecnica invasiva che
permette la visione diretta delle alterazioni macroscopiche della
cartilagine ne consente una precisa stadiazione. Il suo vantaggio è quello
di essere anche operativa con possibilità di rimozione di corpi mobili ,
“debridement” articolare ed altro.
I comuni esami di laboratorio sono tipicamente nella norma. La possibile
elevazione degli indici di flogosi è aspecifica ed indica l’esistenza di un
processo infiammatorio in rapporto ad alcune fasi di malattia. Al momento
non esiste nella pratica clinica la disponibilità di un marker biochimico di
malattia dotato di sufficiente sensibilità e specificità per la diagnosi ed
il monitoraggio della malattia.
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