CELIACHIA , Celiachia e Terapia , Celiachia e Cause , Celiachia e sintomi ,
Celiachia ed esami ,
Celiachia e Glutine ,Celiachia ed alimenti ,
CELIACHIA
Consulenza Medica Ecologica
Glutine
Il
glutine è la proteina di riserva delle cariossidi di cereali, ricca in
prolina ed in glutammina. Il glutine e la sua componente solubile in alcool,
chiamata gliadina, contengono la ripetizione di alcuni peptidi riconosciuti
come causa dell’intolleranza alimentare al glutine, in quanto tali sequenze
provocano l’infiammazione autoimmune del piccolo intestino cui consegue
malassorbimento.
Il
glutine, o meglio le prolammine dannose, sono contenute in diversi cereali
in quantità differente:
SPECIE TRITICUM
GLIADINA (g/100g)
Frumento invernale
4,92
Frumento estivo
7,38
Triticale
4,72
Spelta
6,15
Grano duro
6,43
Farro
5,69
Grano monococco
6,47
Trattamenti tecnologici di idrolisi parziali o di denaturazione termica per
cottura non distruggono la capacità all’alimento contenente glutine di
indurre Celiachia nel soggetto geneticamente predisposto.
cure e rimedi ecologici per la salute
Variabilità
Il
diverso grado di tossicità delle prolammine di cereali diversi può
collegarsi alle relazioni filogenetiche fra le specie. Le prolammine di
frumento, orzo e segale hanno determinanti antigenici simili ed infatti
fanno parte della stesa sottofamiglia (Pooideae). L’avena appartiene alla
stessa sottofamiglia del frumento, dell’orzo e della segale, ma ad una tribù
differente (Avenae). Riso e mais, per antonomasia cereali naturalmente privi
di glutine, appartengono ad altre sottofamiglie.
Tutti i cereali che appartengono alla tribù dei Triticum contengono glutine,
in quantità differenti, ma egualmente tossici per celiaci. Linneo individuò
sette specie di frumento. Alla sua classificazione ne seguirono altre; oggi,
la classificazione si fonda sullo studio del genoma, in base al numero di
cromosomi, e quindi dividendo i cereali in tre sottofamiglie: Pooideae, di
cui fanno parte, tra l'altro, la Tribù delle Triticae e delle Avenae;
Ehrhartoideae, con le tribù delle Oryzeae (in cui si trovano riso e riso
selvatico); Panicoideae o "PACCAD clade" con, tra le altre, le tribù
Panicaceae (tra cui il miglio) e Andropogoneae (in cui si trova il mais e il
sorgo).
Concentrazioni e dosi
Il
normale introito medio di glutine nella dieta di una europeo adulto è pari a
15/20 g/die. Challenge studies e valutazioni sulla dieta portano a
dimostrare che un apporto quotidiano di 100 mg di gliadina/die sono
sufficienti a dare patologia celiaca nel soggetto predisposto; mentre altri
studi dimostrano che un apporto giornaliero di 4-14 mg di gliadina non
causano danno alla mucosa intestinale.
La malattia
Denominazione
Italiano: Intolleranza al glutine, celiachia (IDC-10 K90.0). Inglese:
Gluten-sensitive enteropathy, or celiac disease, or coeliac disease.
Descrizione
La
Celiachia è un’intolleranza permanente al glutine. Nel soggetto
geneticamente predisposto l’assunzione di glutine con gli alimenti determina
una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale, cui consegue
un’infiammazione cronica con appiattimento dei villi intestinali e
conseguente malassorbimento.
Non sempre la malattia si presenta in modo manifesto.
La
forma tipica, in età pediatrica, ha quali sintomi caratteristici: diarrea
diffusa, inappetenza, ritardo di crescita, addome globoso; tali sintomi
appaiono generalmente dopo poco tempo dall’introduzione del glutine nella
dieta; nelle forme che esordiscono dopo il 2°-3° anno di vita la
sintomatologia gastroenterica è più lieve e in genere prevalgono deficit di
crescita, anemia, dolori addominali. Esistono anche esordi successivi di
Celiachia o manifestazione della patologia, o dopo anni di diagnosi
trascurata (molti casi insorgono dopo un evento stressante come il parto, un
intervento chirurgico): le manifestazioni in questi casi sono generalmente
di anemia sideropenica, disturbi extra intestinali (es.alopecia, debolezza,
stomatite aftosa); esistono inoltre forme latenti, silenti e potenziali in
cui i soggetti non presentano o quasi sintomi; questi casi possono essere
diagnosticati soltanto mediante specifici esami sierologici e con biopsia
intestinale; ciò generalmente accade in famiglie in cui è presente un caso
di celiachia.
Complicazioni
Una
diagnosi tardiva o il non rispetto di dieta priva di glutine comporta
facilmente l’insorgenza di alcune malattie legate al malassorbimento:
osteoporosi, infertilità, aborti ripetuti, bassa statura nei ragazzi,
diabete mellito, tiroidite autoimmune, alopecia, epilessia con
calcificazioni cerebrali e linfoma intestinale.
Terapia
La
terapia prevede essenzialmente l’introduzione ed il mantenimento rigoroso
per tutta la vita di una dieta priva di glutine. Il soggetto cui è stata
diagnostica celiachia, iniziata la dieta, inizierà subito a sentirsi meglio
e il suo intestino riprenderà progressivamente ad assorbire i nutrienti,
ripristinando gradualmente un equilibrio generale con incremento di peso,
ripresa della crescita, miglioramento dell’umore, ecc.
Il
glutine è presente nel frumento, nella segale, nell'orzo e nell'avena ed in
tutti gli alimenti che contengono anche in minima parte questi cereali. Sono
quindi parecchi i cibi che un celiaco non può includere nella sua dieta, ma
fortunatamente sono anche molti gli alimenti che per natura non contengono
glutine: carne, pesce, frutta, verdura, uova, latte e derivati, olio di
oliva, legumi, patate, castagne ed anche mais, riso, miglio e grano
saraceno. Inoltre in commercio esistono diversi prodotti alimentari
dietetici senza glutine che consentono ai celiaci di non rinunciare a
pietanze quali pasta, pane e prodotti da forno.
Ad
oggi, la dieta protratta per tutta la vita è l’unica terapia efficace.
Diversi studi sono in corso, finalizzati a: messa a punto di un vaccino o di
un antidoto verso il glutine, ricerca di trattamenti sul glutine al fine di
rimuovere o inibirne gli epitomi tossici, modifiche genetiche sul grano,
ecc.
Gli
alimenti destinati ad una alimentazione particolare, "dietetici", sono
caratterizzati dalla specificità di destinazione rispetto agli alimenti di
consumo corrente. Il loro impiego viene proposto solo ad alcuni consumatori
per effetto della composizione adatta alle loro specifiche esigenze
nutrizionali, distinte dalla media della popolazione.
Tali alimenti devono corrispondere a particolari criteri di composizione ed
etichettatura, inoltre gli stabilimenti di produzione sono soggetti ad
autorizzazione ministeriale preventiva.
Cenni diagnostici
Diagnosi iniziale
Quando i sintomi fanno presupporre di essere in presenza di un caso di
celiachia, si devono praticare degli esami specifici che comprendono analisi
del sangue e successivamente l'analisi del tessuto intestinale.
Le
analisi del sangue permettono di individuare se vi sono gli anticorpi
antigliadina (AGA), antiendomisio (EMA), e gli Anticorpi
AntiTransglutaminasi, caratteristici della celiachia.
Nella fase florida della malattia, questi anticorpi sono presenti
nell’organismo in grandi quantità, mentre dopo l’avvio della dieta senza
glutine tendono a normalizzarsi nell’arco di alcuni mesi. La positività di
questi test rende molto probabile la presenza di Celiachia. Anche la
rilevazione nell’organismo del genotipo HLA e DQ2, possibile attraverso
degli esami del sangue, testimonia una possibile presenza della malattia.
Conferma
Tuttavia, una diagnosi definitiva è possibile solo effettuando una biopsia
intestinale, che permette di rilevare lo stato di atrofia dei villi
intestinali. Questa consiste nel prelievo di una piccola parte del tessuto
intestinale tramite una sonda introdotta per via orale, da fare però dopo un
periodo di dieta libera ricca di glutine. Vecchi criteri parlavano di 3
biopsie del piccolo intestino:
*
una che attesta l’ atrofia dei villi;
*
una dopo 3-6 mesi di dieta priva di glutine per verificare la guarigione
istologica;
*
la terza dopo reintroduzione del glutine come prova.
Oggi 3 biopsie si prevedono solo in casi particolari, ad esempio di fronte a
scarsa risposta alla dieta priva di glutine. Dopo aver effettuato la
diagnosi si predispone una cura basata semplicemente sull’eliminazione
definitiva del glutine dalla dieta, la quale fa scomparire ogni disturbo e
permette nel giro di qualche mese il ricostituirsi dei villi e della
funzionalità intestinale.
Tecniche di laboratorio
Tecniche per l'identificazione in alimenti o superfici
Da
diversi anni si valutano e si cercano di mettere a punto tecniche analitiche
in grado di rilevare il glutine, ovvero le frazioni tossiche delle
prolammine di frumento, di orzo e di segale principalmente in alimenti,
specifiche, sensibili, riproduciili e quindi affidabili. Di tali argomenti
si occupa in particolare il Prolamine Working Group il quale ha anche
presentato al Codex i risultati dei suoi studi. Ad oggi, la tecnica che
appare più idonea e che viene applicata da molti laboratori sia di controllo
ufficiale, sia privati, sia di aziende produttrici di alimenti ditetici, è
quella ELISA.
I
kits disponibili in commercio in Italia sono i seguenti:
Gliadina RIDASCREEN® Enzima immunoassay per l'analisi quantitativa delle
gliadine e delle prolamine corrispondenti. L'anticorpo monoclonale reagisce
con la frazione gliadinica da frumento e le corrispondenti prolamine da
segale e da orzo. Il produttore è Biopharm.
Transia Plate Prolamins kit di Eurochme Diffchamb. Il metodo utilizza
standard europeo certificato di gliadina ed ha una sensibilità pari a 3ppm
di glutine. Con l’uso del “cocktail solution di Mendez” è possibile
determinare il glutine anche in prodotti che abbiano subito trattamenti
termici.
Il
metodo ufficiale per la determinazione del glutine (testo completo, formato
pdf) proposto dal Codex Alimentarius è il seguente:
Profilo generale del metodo per il campionamento e analisi per la
determinazione del glutine in derrate alimentari ed ingredienti (Metodo
basato su Enzyme-Linked Immunoassay R5 Mendez (ELISA))
* I
metodi impiegati per la determinazione dovrebbero essere tracciabili e
calibrati in riferimento ad un campione internazionalmente accettato, se
disponibile.
*
Il limite di rilevamento deve essere conforme allo stato dell'arte e alle
norme tecniche applicabili.
*
Il limite di rilevamento del metodo dovrebbe essere almeno di 10 ppm nel
prodotto in materia secca.
*
La determinazione quantitativa di glutine in derrate alimentari ed
ingredienti è basata su un metodo immunologico.
*
L'anticorpo da usare dovrebbe reagire con i cereali che sono tossici per le
persone sensibili a glutine e non dovrebbe reagire con gli altri cereali o
altri costituenti delle derrate alimentari e degli ingredienti.
*
L'analisi qualitativa come indicatore della presenza di proteina deve essere
basata sui metodi legati al DNA
o su altri metodi simili.
Tecniche diagnostiche
Ricerca di anticorpi a livello ematico. Analisi del genotipo. Biopsia
intestinale.
Diffusione ed epidemiologia
In
Europa
Si
stima che in Europa più di un milione di persone soffra di questa malattia.
Negli anni ’90, in Italia un’inchiesta multicentrica evidenziava che ogni
anno si diagnosticava un nuovo caso di celiachia ogni 100 nati. Da screening
mirati in gruppi ristretti di popolazione (esempio 17000 studenti tra i 6 e
i 15 anni) si è potuto evincere un’incidenza ben più elevata, pari a circa
1:150. In alcune zone si rilevano dati ancora più forti, di incidenza pari a
1:100, il che significherebbe che in Italia ci sarebbero dai 300000 ai
550000 celiaci.
Epidemiologia, gruppi sensibili e resistenza
Molti casi di celiachia silente si riscontrano in familiari di I° grado di
celiaci ( 8-10%), nei pazienti con diabete insulino-dipendente (3-5%) o con
sindrome di Down ( 4-5%).
Modalità di esposizione
Attraverso i cibi
I
cibi incriminati sono quelli contenti glutine. Di seguito riportiamo una
lista di alimenti con e senza glutine.
CONTENGONO GLUTINE.
Cereali, farine, fiocchi e amidi di : Frumento, Orzo, Segale, Farro, Kamut,
Spelta, Tritiucale
Pasta, pane, pizza, biscotti, grissini, crackers, fette biscottate, pan
carrè, focacce, gnocchi di patate, gnocchi alla romana;
Crusca, miscele di cereali, fiocchi di riso, mais, miglio con malto;
Dolci, torte, cioccolata, gelati, biscotti, frittelle prodotte o contenenti
cereali vietati
In
ambito nazionale, la Commissione Consultiva del Ministero della Salute ha
definito, sin dal 2001, il limite di "20 parti per milione", sia per cibi
fabbricati con materie prime naturalmente esenti da glutine sia per cibi
depurati da tale sostanza. Tale posizione è stata recepita il 24 luglio 2003
dal Senato della Repubblica che ha approvato all'unanimità un emendamento
della legge relativa all'etichettatura dei prodotti contenenti glutine
(Decreto Legislativo n. 109/1992). Tale emendamento prevede che "qualora,
nella composizione del prodotto alimentare o in quella di uno o più
ingredienti (aromi, additivi o coadiuvanti) che lo compongono, siano
presenti cereali contenenti glutine o sostanze da essi derivanti e/o se dal
processo produttivo può derivare nel prodotto finito una quantità di
glutine, analiticamente determinato superiore a 20 parti per milione, tale
prodotto dovrà riportare in etichetta, in calce all'elenco degli ingredienti
e in modo ben visibile, la dicitura "il prodotto contiene glutine". A giugno
2004, la proposta risultava ancora in discussione alla Camera dei Deputati.
La
normativa internazionale e comunitaria in materia appare meno cautelativa
delle disposizioni adottate in ambito nazionale. A livello internazionale,
infatti, il Codex Standard for Gluten-Free Foods stabilisce che i cibi privi
di glutine, derivanti da ingredienti naturalmente privi di glutine, non
devono contenere più di 20 parti per milione di glutine; mentre per i cibi
privi di glutine derivanti da cereali con glutine il limite massimo è
fissato in 200 parti per milione. A livello comunitario, infine, molti Paesi
quali la Francia , la Gran Bretagna e l'Olanda, in attesa che il Codex
Alimentarius pervenga ad una conclusione dei lavori di revisione
dell'attuale standard previsto, considerano come limite massimo per i
prodotti privi di glutine 200 parti per milione..
Assenza di glutine nei prodotti a base di carne Si riporta di seguito la
nota, prot. 600.12/ AG32/ 725, del 10 dicembre 2002, a firma del Direttore
Generale, relativa alla possibilità di indicare l’assenza di glutine nei
prodotti a base di carne, diramata agli Assessorati alla Sanità delle
Regioni e Province Autonome, alle Associazioni di categoria e agli Enti e
operatori interessati.
In
riferimento al quesito, pervenuto da parte di una Associazione di categoria,
sulla base del parere espresso dalla Commissione Consultiva per i prodotti
destinati ad un'alimentazione particolare, si rappresenta quanto segue. I
prodotti di salumeria e più genericamente i prodotti a base di carne non
contengono cereali come ingredienti qualificanti e pertanto non rientrano
tra gli alimenti da cui ci si attende la presenza di glutine. Si rileva
comunque che i prodotti in questione possono contenere glutine se nella loro
fabbricazione vengono impiegati additivi o coadiuvanti contenenti tale
sostanza. Ciò peraltro, per quanto concerne gli oneri attualmente previsti
in termini di etichettatura, non necessariamente si traduce in una precisa
informazione al consumatore sulla eventuale presenza di glutine nel
prodotto. Tale problema è comune ad un gran numero di alimenti di uso
corrente che non sono fonti attese di glutine, ma sono invece passibili di
contenerne ugualmente, in tracce. Alla luce delle disposizioni normative
vigenti, si rileva che sono proponibili come prodotti dietetici senza
glutine, ai sensi del decreto legislativo 111/1992, alternative di alimenti
in cui il glutine è parte degli ingredienti caratterizzanti (pane, pasta,
prodotti da forno, farine e simili ) . Si ravvisa, peraltro, l'opportunità
di favorire una precisa informazione sull'assenza di glutine anche in
alimenti di uso corrente, ove possibile, a beneficio di quella fascia di
popolazione che lo deve escludere dalla dieta. Si ritiene pertanto che, nel
caso di salumi o prodotti a base di carne fabbricati con coadiuvanti non
contenenti glutine, possa essere riportata in etichetta una dizione del tipo
"Non contiene fonti di glutine". Tale dizione comporta comunque l'onere di
assicurare l'assenza di glutine nel prodotto e di adeguare a tal fine il
piano di autocontrollo.
Autorizzazione a produrre alimenti senza glutine. Gli stabilimenti nazionali
di produzione e/o di confezionamento dei prodotti disciplinati dal decreto
legislativo 27 gennaio 1992, n.111, che ha attuato a livello nazionale la
direttiva 89/398/CEE sui prodotti destinati ad una alimentazione
particolare, devono essere preventivamente autorizzati dal Ministero della
Salute. L’autorizzazione per la produzione e/o il confezionamento è
rilasciata “previa verifica della sussistenza delle condizioni
igienico-sanitarie e dei requisiti tecnici, prescritti dal D.P.R. 26 marzo
1980, n.327 e successive modificazioni, e della disponibilità di un idoneo
laboratorio per il controllo dei prodotti”(art.10 del decreto legislativo
111/92). La verifica è effettuata dal Ministero della Salute con la
collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, attraverso un sopralluogo
ispettivo che coinvolge anche i rappresentanti della ASL competente per
territorio. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del Ministero
della Salute.
Per
consulenza medica da parte del Dr.Matonti Catello , esperto in magneto
terapia a campo stabile ed ideatore della metodica naturale "acqua
magnetizzata con Piastra Biomagnetica ECO1" servirsi dell'apposito Modulo
Contatti :
Consuenza Medica
Dieta Ecologica
Come Magnetizzare l'Acqua
o
tramite e-mail matonti6@hotmail.com