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variazioni
metaboliche prodotte dall'attività cerebrale
Quanto
maggiore è l'attività funzionale di un tessuto cerebrale, tanto maggiore
sarà il suo metabolismo e, conseguentemente, le richieste energetiche
(prevalentemente sotto forma di ossigeno e glucosio) aumenteranno. I
neuroni, più delle altre cellule del corpo umano, hanno bisogno di un
continuo apporto energetico fornito attraverso il sangue, e le aree
attivate del cervello mostrano aumenti localizzati del flusso flusso
ematico con conseguente maggior apporto di ossigeno e glucosio. Si sono
sviluppate diverse tecniche di misurazione del flusso sanguigno e del
metabolismo cerebrale.
Come
spesso accade, l'avanzamento nelle conoscenze scientifiche va di pari
passo con i progressi tecnologici, e la neurobiologia, in particolare, ne
è un esempio eclatante. Difatti, negli ultimi 20 anni, si è assistito
allo sviluppo di tecniche molto sofisticate che, sfruttando le variazioni
emodinamiche prodotte dall'attività neuronale, sono in grado di
identificare le aree attivate del cervello umano. Queste tecniche sono la
risonanza magnetica funzionale (o fMRI) e la tomografia ad emissione di
positroni (PET). Verranno ora descritte queste tecniche, cercando di
comprendere le basi biologiche dei segnali di fMRI e PET.
La
risonanza magnetica funzionale (fMRI)
Il corpo umano è composto
prevalentemente da acqua e grassi. Il grasso e l'acqua sono a loro volta
composti da molti atomi di idrogeno, che rendono il corpo umano composto
per il 63% da atomi di idrogeno. L'atomo di idrogeno è costituito da un
nucleo, un protone, circondato da un elettrone che gli orbita intorno. Il
fenomeno di risonanza magnetica nucleare (RMN) o nuclear magnetic
resonance (NMR) si basa sul comportamento del protone immerso in un campo
magnetico. Il fenomeno che si basa sul comportamento di un elettrone
all'interno di un campo magnetico si chiama risonanza degli spin
dell'elettrone (RSE) o electron spin resonance (ESR). Il fenomeno che
viene sfruttato per ottenere immagini anatomiche dei tessuti biologici è
la RMN. Come
si vedrà più avanti, lo stesso fenomeno può essere utilizzato per
monitorare l'attività neuronale, osservandole le variazioni emodinamiche
che si associano alla elaborazione di informazioni sensoriali o ad attività
cognitive del nostro cervello.
Formazione
del segnale di risonanza magnetica nucleare
Ciascun protone possiede una carica e inoltre ha la caratteristica
particolare di ruotare attorno al proprio asse, cioè possiede uno "spin".
Lo spin è il moto di rotazione su se stesso; come conseguenza, visto che
il protone ha una carica elettrica, questa rotazione produce un dipolo
magnetico con orientamento parallelo all'asse del nucleo e caratterizzato
da un momento magnetico. Si può immaginare il protone come una particella
che ruota intorno al suo asse e che, ruotando, produce un campo magnetico
rendendolo simile ad un piccolissimo magnete. In assenza di campo
magnetico esterno, i dipoli sono disposti casualmente nello spazio. Ogni
qual volta un protone è immerso in un campo magnetico, il vettore che
descrive il momento magnetico si allinea parallelo o opposto al campo
magnetico esterno. Più precisamente, a causa dello spin, piuttosto che
semplicemente allineati, o opposti al campo magnetico, i singoli protoni
hanno un movimento di precessione rispetto ad esso. La frequenza di
precessione è caratteristica del nucleo atomico (ad esempio per il
protone è di 43 MHz) ed è proporzionale alla forza del campo magnetico
applicato. Maggiore è il campo magnetico esterno, maggiore è la
frequenza di precessione.
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Protoni
in assenza di campo magnetico esterno
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Protoni
allineati in modo parallelo o opposto rispetto ad un campo
magnetico esterno.
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Quando un
tessuto viene posizionato all'interno di un campo magnetico, i protoni
sono disposti in modo parallelo e opposto in maniera casuale. Nel giro di
pochi secondi, il tessuto cerca di raggiungere un equilibrio magnetico
passando da un orientamento opposto ad uno parallelo. Per raggiungere
l'equilibrio magnetico, i protoni devono passare a livelli energetici
minori (quelli paralleli al campo esterno) e possono farlo rilasciando
energia e interagendo con gli altri atomi e molecole del tessuto. Le
interazioni tra i protoni e l'ambiente fanno passare alcuni protoni
dall'orientamento opposto a quello parallelo al campo. La velocità con la
quale un tessuto raggiunge l'equilibrio magnetico dipende dal numero di
interazioni con l'ambiente e quindi dal tipo di tessuto. La velocità con
la quale i protoni si orientano rispetto al campo magnetico esterno viene
definita come tempo di rilassamento T1. Una volta raggiunto l'equilibrio
magnetico, vi saranno più protoni orientati parallelamente al campo
magnetico, cosicché il tessuto avrà una netta magnetizzazione M0. Come
detto, T1 è una proprietà dei protoni e dipende dal tipo di tessuto nel
quale si trovano. Misurando quindi i valori di T1 si è in grado di capire
le proprietà di un tessuto e comprendere se è prevalentemente composto
da acqua, grassi, ecc..
Nella risonanza magnetica nucleare, l'allineamento degli assi di rotazione
viene perturbato con un secondo campo magnetico perpendicolare al campo
magnetico originale. Questo secondo campo magnetico, per poter aver
effetto sui protoni e deviare i nuclei, deve oscillare alla stessa
frequenza di precessione dei protoni (43 MHz). Questo secondo campo
magnetico ha quindi la forma di un onda elettromagnetica e oscillerà
perpendicolare al campo magnetico originale nell'ordine delle
radiofrequenze (RF). Le radiofrequenze sono onde elettromagnetiche con
frequenze che vanno da 100 KHz a 300 MHz. Questo secondo campo magnetico
oscillatorio viene quindi fornito sotto forma di un'onda RF di durata
necessaria per perturbare l'allineamento degli assi di rotazione dei
protoni. L'impulso RF ha due funzioni: (1) fornisce l'energia necessaria
ai protoni per allinearsi perpendicolari al campo originale e (2)
riallinea le fasi di oscillazione di precessione dei singoli protoni.
Quando gli impulsi RF vengono interrotti, i nuclei, interagendo con la
materia circostante, tendono ad assumere il loro orientamento primitivo e
nel fare ciò liberano energia sotto forma di onde radio. La frequenza
delle onde radio emesse varia con la specie atomica e, per un dato nucleo
atomico, con l'ambiente chimico e fisico che lo circonda. I nuclei
diventano quindi dei trasmettitori di radiofrequenze, poiché risuonano a
frequenze caratteristiche e rivelano la loro presenza con l'emissione di
segnali. Specie nucleari diverse assorbono energia da radio onde di
particolare frequenza. Questo processo viene detto risonanza magnetica
nucleare.
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A
MEDICINA
ECOLOGICA
Associazione
Medicina Ecologica Italiana
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